Oggi #agendacreativa vi presenta Boîte, un’associazione culturale non profit che lavora nel mondo dell’editoria d’arte indipendente, proponendo progetti di tipo curatoriale, libri d’artista e una rivista “in scatola”. Una vera e propria scatola di cartone che contiene immagini e parole su un argomento che varia ad ogni numero: da Marcel Duchamp all’arte relazionale, dalla tecnica del collage al tema del viaggio o dell’opera nascosta.

Boîte è sinonimo di ricerca e attenzione al dettaglio, di scambio e confronto tra idee e suggestioni. Giulia Brivio e Federica Boràgina, entrambe founder di Boîte, sono state disponibili a rispondere ad alcune domande in esclusiva per Cercabando. Ecco qui l’intervista completa:

1. Come nasce l’idea di fondare Boîte nel 2009 all’interno del panorama dell’editoria d’arte indipendente?

Boîte nasce da delle passioni, degli studi e un incontro. Entrambe appassionate di arte contemporanea e di scrittura, entrambe con una formazione in storia dell’arte contemporanea, ci siamo conosciute nel 2008 e abbiamo scoperto di avere uno sguardo sulle dinamiche dell’arte contemporanea comune. Condividiamo la convinzione che occuparsi d’arte voglia dire studio e ricerca, confronto con il passato e con le altre discipline, scrittura ricercata ma comprensibile.
L’editoria indipendente è stata una scelta obbligata, crediamo che la ricerca sia possibile solamente se indipendente dalle strategie del mercato dell’arte, per questo Boîte non ha pubblicità e si auto-finanzia attraverso le donazioni di fedeli e appassionati lettori.

2. Quali sono i vostri background professionali? Qual è la vostra “divisione dei compiti” all’interno di Boîte? Avete dei collaboratori?

Federica: ho una formazione da storica dell’arte, condotta, dopo la laurea, con il perfezionamento di beni storico artistici e ora con un dottorato di ricerca in corso. Il mio ambito di ricerca è l’arte e la critica degli anni sessanta e settanta. Accanto al contesto accademico ho sempre cercato esperienze curatoriali concrete: ho lavorato come assistente curatore al Padiglione Italia alla Biennale di Venezia del 2013 e collaboro, con lo stesso ruolo, con le collezioni del Novecento di Intesa Sanpaolo.
Giulia: anch’io mi sono laureata in Storia dell’arte contemporanea con una tesi sulla Narrative Art, per poi dedicarmi al lavoro “sul campo” con i giovani artisti italiani, gestendo l’Archivio Artisti di Viafarini DOCVA, alla Fabbrica del Vapore di Milano e in seguito con artisti internazionali, come project manager della residenza del Fiorucci Art Trust sull’isola di Stromboli. Dal 2013 mi occupo di libri d’artista per la casa editrice e libreria specializzata Artphilein Editions a Lugano.
Il nostro staff è composto da tre persone, oltre a noi: Giacomo Brivio, il nostro grafico (Bordel Studio, Milano), Fulvio Ravagnani e Antonella Scaramuzzino. I collaboratori cambiano sempre, vengono scelti e invitati a seconda del tema di ogni numero.

3. Come vi muovete nella scelta dei contenuti per la rivista “in scatola” e per i vostri progetti dei libri d’artista?

Ricerchiamo temi che siano il più possibili stimolanti, innanzitutto per noi, ma talvolta ci sono suggeriti da scambi con artisti o amici che si occupano d’arte: crediamo che se incuriosiscono noi, potrebbero incuriosire anche altri.
Ogni numero è una monografia e all’interno dell’annualità cerchiamo di esaurire un tema più ampio, affrontando due facce di una stessa medaglia. Ogni pubblicazione si propone come una suggestione, letteralmente una scatola che deve essere aperta, frugata e possibilmente arricchita con altro. Questo è ciò che accade fisicamente a molti nostri lettori ed è una buona metafora di cosa vuol dire per noi fare editoria.
In merito ai libri d’artista abbiamo intrapreso, da poco più di un anno, una collaborazione con la casa editrice toscana Gli Ori: l’intenzione è la realizzazione di una collana di libri d’artista a tiratura limitata, affrontando, ogni volta, una tecnica diversa. Abbiamo iniziato con il collage in “Gli ultimi viandanti si ritirarono nelle catacombe” (1965) di Luca Scarabelli e stiamo continuando con un libro dedicato al disegno di Cristina Pancini, in uscita nel prossimo mese.

5. Avete dei consigli/dritte per chi vuole intraprendere la vostra strada?

Non ci sentiamo così esperte al punto di dare consigli: siamo le prime a inventarci ogni giorno e a esplorare strade che non conosciamo. Ciò che serve per iniziare un progetto è una buona dose di incoscienza e vitalità, senza spaventarsi per i limiti pratici, in fondo esistono tanti modi per cercare di finanziare dei progetti, anche se con l’editoria non è semplice. Il nostro segreto, oltre a quanto detto, è stata la perseveranza (che forse dovremmo chiamare testardaggine!?!)

6. Quali sono i prossimi progetti in uscita? Potete farci delle anticipazioni?

Nei prossimi mesi usciremo con tre pubblicazioni: il numero #17 e #18 di “boîte”, dedicati a un tema annoso e curioso, ossia la documentazione-non documentazione nelle pratiche artistiche contemporanee, i quali saranno accompagnati da un workshop sugli stessi temi. Prima di tutto ciò, a novembre, sarà pronto “(Nothing But) Flowers”, il libro d’artista di Cristina Pancini, un progetto editoriale, dedicato al disegno e alla narrazione, che ci ha occupato ed entusiasmato durante tutto il 2016.

6. Come si fa ad essere aggiornati sulle vostre iniziative? E’ possibile contattarvi per chi voglia proporvi un’idea o semplicemente per conoscervi meglio?

Il modo più immediato per seguirci è attraverso i social network: abbiamo una pagina facebook, un account instagram e twitter. Lì l’aggiornamento è costante, oltre al nostro sito boiteonline.org e ovviamente siamo sempre felici di ricevere mail con la richiesta di informazioni e curiosità.